+ BIOGRAFIE – CURRICULA

Nell’ Era dello Squalo Bianco  conta di più come sei fatto tu rispetto a ciò che hai imparato a fare.

Per inciso, ancora oggi tutta questa enfasi sui curricula e sulle competenze maturate è sconcertante: che tu sia un ottimo astronomo, linotipista, fiocinatore di balene; che tu conosca l’inglese, il serbo e l’arabo; che tu abbia lavorato in grandi merchant bank e quindi nell’editoria e quindi nella grande distribuzione che sicurezze darà – a te e all’azienda per cui lavorerai – se non si sa più quale sarà il territorio in cui vivremo nel futuro (e quindi quali i  “pericoli” da affrontare e quali le competenze da possedere)?

Certo, il “come sei fatto tu” e il “ciò che hai imparato a fare” sono senz’altro correlati: una persona molto determinata, molto paziente, molto curiosa, molto disponibile ad apprendere e a cambiare probabilmente imparerà a fare più cose e più rapidamente rispetto ad un pigro- cialtrone- “so tuto mi”!  Così come certamente avere appreso molte cose in qualche modo determinerà una maggiore fiducia nel poterne apprendere di nuove…

Ma il punto è proprio questo: ti posso insegnare l’inglese e la matematica, ti posso allenare a passeggiare su un filo, a riconoscere ogni e qualsivoglia genere e specie di vegetale…ma come faccio a farti diventare “determinato”? Coi corsi in cui si cammina sui carboni ardenti, forse? Io ne dubito.

Eppure innanzitutto questa è la partita: di ciascuno per se stesso e del manager rispetto ai suoi collaboratori.

Diplomi, curricula dicono sempre meno: è questione di biografie.

Vediamone una, allora, che – pur essendo totalmente un parto della mia fantasia e quindi, come si dice, non vi è nessun riferimento a persone reali – risulterà molto comune e, appunto, realistica.

Louis Ferdinand Ottoz lavora presso l’Ufficio Postale di XXX , un paesino a 1930 metri sul livello del mare. Due chilometri prima, a YYY, c’è un altro ufficio postale così come due chilometri dopo, a ZZZ.

Questa è la situazione di circa la metà dei 14.000 (quattordicimila) uffici postali italiani,  retaggio di tempi duri, senza automobili 4×4 né luce né riscaldamento per cui, si diceva una volta, ogni più piccola frazione aveva il parroco, il carabiniere e l’ufficio postale. Oggi è rimasto solo quest’ultimo – per la crisi di vocazioni che investe la Chiesa Cattolica e per la ristrutturazione della rete delle caserme – e a meno di procedere ad atti di  “macelleria sociale”, nessuno si azzarda a chiudere gli uffici marginali come quello di XXX ( o di YYY e ZZZ ).

Pertanto,  l’unica strategia possibile per far quadrare i conti è rimasta quella di trasformarli i punti vendita non solo di prodotti postali e finanziari ma anche di  ricariche di cellulari, pinguini De’ Longhi, assicurazioni.

E proprio dall’arrivo dei prodotti assicurativi prenderà le mosse la nostra tragica storia, dal fax che annunciava la necessità di uscire dall’ufficio, abbordare gli sciatori e proporre loro una bella assicurazione.

Fino a quel giorno la vita di Louis Ferdinand era stata serena.

Essendo timido – non aveva mai avuto il coraggio di rivolgere la parola a nessuna delle ragazze del paese, figuriamoci alle turiste – , dopo la morte della madre con cui aveva convissuto fino ai quarantacinque anni (ovvero sette anni prima,) aveva faticosamente trovato un qualche equilibrio nella sua vita da scapolo fra il lavoro allo sportello dell’ufficio – che grazie a Dio specie nei periodi di bassa stagione non era molto frequentato (e comunque non è che occorra parlare molto: si bofonchia qualcosa, si prendono soldi e timbri, “buongiorno e buonasera”) –, la passeggiata pomeridiana fino al confine del paese e, soprattutto, la sua collezione di  pietre che raccoglieva al torrente.

Il giorno dell’arrivo del fax andò subito dal Direttore – che essendo stato suo compagno alle scuole medie non gli incuteva una particolare soggezione –  e, in patois,  gli chiese gentilmente che cosa fosse quella novità; il direttore gli rispose riferendosi alla recente Convention regionale dei Direttori in cui si era detto chiaramente che bisognava riuscire ad aumentare i ricavi e che i prodotti assicurativi si prestavano bene – quasi meglio delle lavastoviglie – ad essere veicolati presso la rete degli sportelli postali; al che Louis Ferdinand rispose che lui non sapeva nulla di assicurazioni ma il direttore controbattè indicandogli il nuovo computer multimediale da cui, tramite il portale HR, si poteva accedere ad un utile corso in e-learning sul mitico prodotto assicurativo messo a punto dal Marketing; a questo punto Louis Ferdinand scoppiò in lacrime e disse, sconsolato, in italiano: “E’ uno stupro…a cinquantadue anni”.

Morale: il vero problema di Louis Ferdinand non è affatto (anche se sarebbe già difficile) apprendere a 52 anni le nozioni necessarie per proporre un’assicurazione, ma dovere cambiare – violentare – la propria natura ovvero, se preferite una versione più edulcorata, apprendere a 52 anni come andare oltre i limiti della propria consolidata identità.

E in effetti è proprio la sensazione dello stupro – uno stupro in questo caso solo morale ma non meno umiliante, una ferita profonda e senza possibilità di cura, una violenza estrema subita come essere umano prima ancora che come professionista  – quella che riscontro più spesso negli occhi e nelle parole delle  migliaia di persone che ho incontrato e che erano stati costretti all’improvviso a cambiare mestiere: da tecnici a operatori di call center , da impiegati amministrativi a venditori, da MANAGER  – cioè dotati di un qualche potere gerarchico su qualche collaboratore, non importa quanti, ma almeno sono un capo – a specialisti e project manager.

Ahimè (ahinoi)…l’era che stiamo vivendo ci sfida molto più intimamente, nel profondo, ci costringe a fare i conti con la “pasta” di cui  siamo fatti, prima ancora che con le nostre competenze e la nostra capacità di apprenderne di nuove.

E’ un’odissea, una vera e propria Odissea.

E quindi, forse, vale la pena di confrontarci con uno che se ne intendeva: Ulisse.

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Una risposta a “+ BIOGRAFIE – CURRICULA”

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